martedì 26 febbraio 2008

Elezioni, speranze e mali oscuri

Ci ritroveremo ad aprile a votare per decidere il nuovo governo, la nuova speranza, l'ennesima salvezza dai centenari problemi che affliggono il nostro paese. Non discuterò della legge elettorale che ci costringe a votare un insieme preimpostato di candidati scelti dalle segreterie di partito, considerando questa una delle cose più antidemocratiche che si possano contemplare. È altresì assurdo che in uno stato democratico europeo del XXI secolo, un governo non riesca a svolgere il suo mandato fino in fondo a causa dell'assenza di regole che impongano il rispetto delle decisioni degli elettori.

Si sono fatte molte discussioni e sono stati pubblicati molti libri sull'inettitudine altruistica dei politici, capaci invece di essere estremamente efficaci nella gestione degli interessi e tornaconti personali. Si è parlato molto di come siamo arrivati sull'orlo dell'abisso, ma a ben ricordare, viviamo da decenni con le stesse preoccupazioni e gli stessi problemi: la mafia blocca l'economia di gran parte della penisola, il sistema educativo è lasciato a se stesso, la ricerca scientifica è relegata in fondo alle priorità, la disoccupazione dilaga e viene scarsamente contrastata, e un'infinità di altri problemi si potrebbero aggiungere alla lista. Ma può essere solo colpa della classe politica lo sfacelo e il degrado della nostra nazione?

Io penso che il malessere sia invece più profondo, che qualcosa di infetto si sia diffuso tra la gente, un seme oscuro che ha inquinato i nostri cuori e ci ha resi ostili gli uni agli altri, distruggendo la cooperazione e la solidarietà sociale, due variabili fondamentali per la crescita e lo sviluppo di un popolo. La collettività è diventata una massa disgregata di individui che, per ottenere quello di cui hanno bisogno, non esitano a calpestare i diritti altrui o a ignorare cinicamente il benessere altrui, come se non facessero parte dello stesso insieme vitale, "Mors tua vita mea". Quando entro negli uffici pubblici, nei bar, nei supermercati, al lavoro, avverto l'inquietudine, la gente è nervosa, diffidente, chiusa al contatto esterno se non per quelle poche essenziali parole di rito dovute ai tipici rapporti cliente - gestore - commesso - datore di lavoro - dipendente, per il resto stop. Una spirale perversa di cattivi sentimenti e speranze nefaste pervade le nostre anime.

La fredda logica del sopravvivere ha sostituito le ragioni del cuore, della passione, dell'amore; oggi non si ama più, piuttosto tutto si consuma e si brucia, tutto è commercializzato e commercializzabile, ci siamo messi in vendita senza accorgercene, anzi ci siamo svenduti per niente. La cosa peggiore è che ne siamo consapevoli e, direi quasi desiderosi e felici di proseguire inermi lungo questa strada verso l'abisso.

Le prossime elezioni ci daranno un governo che come sempre e di qualsiasi colore sia, sarà lo specchio del vuoto e della voragine nera che pervade le nostre coscienze e la nostra razionalità, che gravemente attaccata, malata e fuorviata,
non ci permette più di capire che cosa realmente vogliamo, e grazie a questo ci vengono propinate tutte le più squallide menzogne che puntualmente digeriamo senza neanche masticarle. Fino a quando saremo afflitti da questa finta vita fatta di emozioni di plastica e non riusciremo a scrollarci di dosso questo isolamento emotivo, questo squallido vittimismo e torpore esistenziale non riusciremo a far cambiare il corso delle cose, soprattutto sperando di farlo con un semplice voto.


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